sabato 22 dicembre 2012

Gli auguri del regista (e la conferma dell'appuntamento dell'11 gennaio)






















Cari ragazzi,

felice di comunicarvi che un certo intervento chirurgico cui avrei dovuto sottopormi l'8 gennaio, con fastidioso scompiglio del nostro lavoro su Peer Gynt, è stato sospeso per l'esito incoraggiante di un'ultimo esame medico fatto in zona cesarini. Felice, naturalmente, per lo scampato, almeno per ora, tagliamento di pancia, ma soprattutto perché possiamo ripristinare il nostro incontro dell'11 gennaio e mantenere senza intralci il nostro ruolino di marcia.
Approfitto di questo messaggio per incoraggiarvi a continuare la meditazione sul nostro Peer Gynt e a mandarmi, quando volete, riflessioni, domande, materiali, a cui risponderò volentieri, in modo da proseguire nell'indagine iniziata. Vi invito poi a completare la lettura del testo nella sua versione integrale perché, come ha giustamente notato la vostra compagna Lara, è nell'insieme dell'opera che si può cogliere - nella sua essenza più profonda - il mondo gyntiano: e allora via, buttiamoci assieme a Peer nel fantastico volo sulla renna, e poi giù, oltre le terre e il mare, approdiamo con lui sulle rive del Marocco, fino all'Egitto delle piramidi e alla Sfinge, là dove sarà incoronato re dei pazzi. E, infine, accompagnamolo, attraverso una memorabile tempesta con tanto di naufragio, nell'odissea del ritorno. Proprio in quest'ultima parte, che racchiude gli straordinari, metafisici incontri con il Passeggero ignoto, il Fonditore di bottoni, l'ormai stracciato Vecchio di Dovre e il Personaggio magro, e dove vi incrocerete col famoso monologo della cipolla, metafora forse centrale di tutto il testo, avrete modo di imbattervi in una straordinaria serie di immagini. Tra queste vorrei segnalarvene una: quella che trovate alla scena sesta del quinto atto, quando Peer si imbatte nei Gomitoli, nelle Foglie secche, nei Mormorii nell'aria, nelle Gocce di rugiada, negli Steli spezzati. Anche le cose, intorno a noi, si muovono e ci parlano (si direbbe, ci cantano)...
Ce ne faremo qualcosa di tutto questo, se lavoreremo (per ora!) sulla prima parte? Perché no? E poi chi l'ha detto che lavoreremo solo sulla prima parte e non faremo incursioni anche nella seconda e nella terza? Questo dipende anche da voi...

Buona meditazione, allora...

...e BUON NATALE,

Guido


P.S. Il saggio di Georg Groddeck su Peer Gynt verrà presto messo nella cartella dropbox del workshop.

...e vi segnalo anche queste immagini molto carine di un pittore norvegese: https://www.dropbox.com/sh/bzyys4jxqjxrl3w/lqBNs7Rxi-

mercoledì 19 dicembre 2012

Un personaggio del Peer Gynt

Il workshop avrà 8 gruppi di lavoro. Riportiamo di seguito la lista: ciascun gruppo è indicato con un numero.

Ogni gruppo deve darsi un nome che sceglierà tra uno dei personaggi del Peer Gynt. Una volta scelto, postate il vostro nome come commento a questo post, dopo aver verificato che il personaggio non sia già stato indicato da un altro gruppo in un commento precedente.

1.
Luca Frongia
Marion Lecomte
Szymon Kaczmarek
Witkor Wnuk
2.
Ilaria Villanucci
Francesca Zurrida
Giovanna Carboni
Giorgia Cadeddu
Marco Cocco
3.
Francesca Boi
Michela Cuccu
Claudia Ambu
Carla Agus
Luca Tocco
4.
Ilaria Ena
Daniela Anedda
Silvia Cantucci
Alessia Corona
5.
Edoardo Cossu
Giovanni Andrea Dettori
Simone Cera
Manuela Cherchi
Enrica Spiga
6.
Manuel Soddu
Lara Porcella
Giovanni Zoccheddu
Emanuela Piras
Federica Congiu
7.
Simone Spiga
Valeria Spiga
Marta Porcu
Eleonora Uras
Francesca Pani
8.
Andrea Piras
Davide Porta
Mara Usai
Alessio Aru

lunedì 17 dicembre 2012

Pausa natalizia e incontri del prossimo anno


Dopo l’incontro di venerdì scorso non sono previsti altri incontri per il 2012. Quindi, ora che si sono formati i gruppi e si è affrontato il testo di Ibsen insieme con il regista, ci si raccomanda che gli studenti approfondiscano ancor la conoscenza del Peer Gynt e elaborino i primi spunti per una possibile messa in scena. Spunti che potranno essere ancora liberi e indefiniti, iniziali indicazioni di un orientamento: il lavoro concreto di progettazione avrà luogo durante il workshop. Durante i prossimi mesi di gennaio e febbraio sarà comunque ancora possibile confrontarci tra di noi e con Guido De Monticelli in previsione del lavoro intensivo: lo faremo riunendoci ancora insieme e dialogando con i personale del teatro. Sul blog appariranno  con il dovuto anticipo gli annunci di prossime riunioni o incontri.

In un primo tempo era stata annunciata quale possibile data per un nuovo incontro con Guido De Monticelli l’11 gennaio. Purtroppo, per ragioni di salute indipendenti dalla sua volontà, in quella data il regista non è più disponibile. (ATTENZIONE: l'incontro dell'11 è stato ripristinato) Cercheremo di definire una nuova data intermedia tra l’inizio dell’anno e il workshop: in ogni caso, non appena sarà dimesso, De Monticelli ha dato disponibilità ad incontrare gli studenti anche per gruppi al teatro. Ha suggerito inoltre di trascrivere sul blog il suo indirizzo mail g.demonticelli@teatrostabiledellasardegna.it in modo tale che gli studenti possano contattarlo direttamente per sottoporgli questioni relative allo spettacolo: siete dunque incoraggiati a farlo fin da subito. Il regista risponderà ad ognuno e poi pubblicherà sul blog un riassunto delle questioni affrontate. Le comunicazioni non dovranno essere inviate da singoli studenti, ma a nome dei gruppi di lavoro e per tramite di un loro portavoce (individuato autonomamente dal gruppo stesso). Per facilitare il dialogo è opportuno che ogni gruppo si dia un nome.

sabato 8 dicembre 2012

Robert Wilson e il Peer Gynt




















Una delle messe in scena del Peer Gynt più interessanti degli anni 2000 è stata quella diretta da Robert Wilson per il Det Norske Teatret-Den Nationale Scene nel 2005 e accompagnata dalle musiche di Michael Galasso. Come sempre per gli spettacoli del regista americano anche in questo caso lo sviluppo drammatico passava in secondo piano, esaltando invece le componenti visionarie della scenografie e i ritmi calibratissimi delle coreografie. Copiamo di seguito alcuni link che offrono immagini e informazioni sullo spettacolo.


















Un link dal sito web di Robert Wilson che documenta con una serie di immagini l’allestimento del 2005: 

Sempre dal sito di Wilson altre fotografie dei suoi spettacoli con immagini del Peer Gynt:

La recensione apparsa sul sito del “New York Times” della ripresa statunitense del Peer Gynt di Wilson: 

Incontro del 14 dicembre e condivisione cartella dropbox


Come da accordi con il direttore del teatro il prossimo incontro per i partecipanti al workshop sarà venerdì 14 dicembre in Facoltà di architettura nella Aula A. L’orario è il solito: 16-19.

Da metà settimana abbiamo avviato la condivisione di una cartella dropbox: abbiamo inviato l’invito al ring comprendente le mail di tutti i partecipanti. A quanto pare, però, alcuni non hanno ricevuto questo invito: li preghiamo di mettersi in contatto con i loro colleghi del workshop e di fare in modo che chi ha ricevuto l’invito estenda la condivisione anche a coloro che ancora non sono stati compresi. Grazie per la collaborazione. Nella cartella suddetta saranno trasferiti tutti i materiali utili per il lavoro del workshop. 

mercoledì 28 novembre 2012

Incontro del 7 dicembre


Come anticipato l’ultima volta in aula il prossimo incontro per i partecipanti al workshop è fissato per venerdì 7 dicembre. È prevista una lezione di Guido De Monticelli, direttore del Teatro Stabile della Sardegna, sui temi dell’allestimento contemporaneo, sul Peer Gynt e sul nostro lavoro di messa in scena del testo di Ibsen. L’incontro si svolgerà al Teatro Massimo, viale Trento 9 a Cagliari, con inizio alle ore 16. I partecipanti potranno visitare la sala e il palcoscenico del teatro e prendere un primo contatto con i luoghi in cui andrà in scena lo spettacolo.

















Guido De Monticelli ha debuttato come attore al Piccolo Teatro di Milano. Entra a far parte del Gruppo della Rocca dove rimane stabilmente per dieci anni dapprima come attore, per poi esordire nella regia (Josef K.,fu Prometeo, Il maestro e Margherita da Bulgakov, Anfitrione di Kleist, Il racconto d’inverno di Shakespeare).
Per le “Orestiadi di Gibellina”, ha messo in scena Il ratto di Proserpina di Rosso di San Secondo. Ha diretto Elettra di Sofocle per il “XX ciclo di spettacoli classici di Siracusa”. Ha firmato la regia di numerosi spettacoli tra cui La doppia incostanza di Marivaux, Tutto per bene di Pirandello per l’interpretazione di Glauco Mauri,Enrico V di Shakespeare. Per il Teatro Stabile di Genova ha diretto Nathan il saggio di Lessing e L’imbalsamatore di Renzo Rosso. Ha affrontato per tre volte il teatro di Harold Pinter con Il guardiano e, per il Teatro Stabile della SardegnaTerra di nessuno e Il ritorno a casa. Per la rassegna curata da Luca Ronconi “Teatri alla radio” ha diretto, per la Rai, L’amica delle mogli di Pirandello.
Tra gli altri spettacoli: Le anime morte dal romanzo di Nikolaj Gogol’ (Teatro Franco Parenti). Spettri di Ibsen con Rossella Falk (Teatro Eliseo). Risveglio di primavera di Wedekind, I ritorni, dalle opere di Euripide, Il deserto dei Tartari dal romanzo di Dino Buzzati (Teatro Filodrammatici). Mozart e Salieri e Il convitato di pietra di Puskin, con la partecipazione di strumentisti del Maggio Musicale Fiorentino. Per il Mittelfest cura, insieme a Giorgio Pressburger, la realizzazione di uno spettacolo itinerante ispirato e dedicato a Praga magica di Ripellino. Per il Teatro Stabile della Sardegna, del quale è direttore artistico, ha messo in scena, oltre i due testi pinteriani, Il canto dell’isola bambinaMondo di carta, dalle novelle pirandelliane e, ultimamente, Sangue dal cielo, dal romanzo di Marcello Fois.
Per la lirica realizza al Festival della Valle d’Itria a Martina Franca opere di Cherubini, Piccinni, Leo, Traetta, Giordano. Con Il fortunato inganno di Donizetti vince il Premio Abbiati 1998 per la miglior regia. È al Teatro dell’Opera Di Roma, in occasione del Giubileo del 2000, con Le jongleur de Notre Dame di Jules Massenet. E vi inaugura la stagione successiva con La rondine di Puccini. È poi al Rossini Opera Festival di Pesaro dove affronta Il Turco in Italia di Rossini. Realizza Il Barbiere di Siviglia di Paisiello al Teatro La Fenice di Venezia. Al São Carlos di Lisbona cura la regia della Cavalleria rusticana di Mascagni e di Navarraise di Massenet. Per il Teatro Verdi di Trieste mette in scena La Cenerentola di Rossini.
Ha svolto contemporaneamente attività d’insegnamento presso varie scuole (Accademia di Palmi, Scuola di Teatro di Bologna, Scuola Holden di Torino, Accademia dei Filodrammatici di Milano). È stato responsabile didattico del corso di specializzazione per attori promosso dalla Regione Sardegna nell’ambito del progetto Parnaso della Comunità Europea. Dal 1999 tiene l’insegnamento di Istituzioni di Regia presso l’Università Cattolica di Brescia.




martedì 27 novembre 2012

Un'edizione del Peer Gynt in italiano






















Durante gli incontri in aula si è fatto riferimento ad un’edizione  particolare del Peer Gynt: si tratta di un’edizione molto recente, del 2011, curata da Franco Perrelli per la ETS di Pisa e pubblicata nella collana  Canone Teatrale Europeo diretta da Anna Barsotti e Annamaria Cascetta. L’edizione è interessante perché oltre a presentare una nuova traduzione del testo di Ibsen, curata sempre da Perrelli, accompagna il testo con  due saggi che analizzano l’opera nella storia della sua stesura e nei contenuti letterari  e descrivono la vicenda suoi diversi allestimenti, dalla prima del 1876 al Christiania Theater di Copenaghen fino a spettacoli più recenti come quello romano di Ronconi del 1995 e quello norvegese di Bob Wilson del 2005.


il link per acquistare il libro su amazon: http://www.amazon.it/Peer-Gynt-Ediz-italiana-inglese/dp/8846728238

giovedì 22 novembre 2012

Incontro del 23 novembre


Come già anticipato il prossimo incontro per il workshop Lo spazio evocato 2 si terrà in Aula A il prossimo venerdì 23 novembre alle ore 16. Il professor Lecis terrà una lezione introduttiva sui temi generali del workshop e sulle relazioni tra architettura e scenografia e verranno mostrati i lavori del workshop precedente.

Per il momento, per problemi tecnici, non è stato possibile diffondere i materiali sul Peer Gynt via Dropbox, come si era deciso. Bisognerà trovare altri modi. Nel pomeriggio di venerdì verranno distribuiti in aula via pen drive.

Si ricorda che la frequenza al workshop, tanto alla settimana di lavoro intensivo a febbraio, come agli incontri preliminari, è obbligatoria per tutti i partecipanti. Saranno prese le firme ed è concessa una sola assenza su tutto l’arco dell’iniziativa. Chi dovesse mancare di partecipare per più di un appuntamento non potrà prendere parte al workshop di febbraio e quindi dovrà rinunciare del tutto al workshop stesso.
Vi aspettiamo dunque in aula venerdì 23 pomeriggio

martedì 13 novembre 2012

Benvenuti!!


Diamo il benvenuto a tutti gli iscritti al workshop Lo spazio evocato 2. Il workshop consiste nel progetto e nella realizzazione di una scenografia per uno spettacolo allestito dal Teatro Stabile della Sardegna. Lo spettacolo andrà in scena in occasione del secondo Festival di Filosofia che si terrà dal 3 al 6 maggio del 2013. Il titolo del festival è “L’avventura di esser sé” e i dialoghi su questo tema, che vedranno protagonisti importanti filosofi e letterati di fama internazionale, saranno ispirati al Peer Gynt di Ibsen. L’opera di Ibsen sarà appunto lo spettacolo in allestimento e andrà in scena durante le serate del festival (http://www.teatrostabiledellasardegna.it/index.php/spettacoli-2012-2013/349-peer-storie-di-un-ladro-di-storie.html). Alcuni studenti della Facoltà di Ingegneria e Architettura di Cagliari (Corso di laurea in Scienze dell’Architettura e Laurea Magistrale in Architettura), della Facoltà di Filosofia di Cagliari, del Conservatorio di Cagliari e dell’Accademia di Belle Arti di Sassari parteciperanno all’evento in varie forme e collaborando all’allestimento dello spettacolo. La regia dello spettacolo sarà del direttore del teatro Guido de Monticelli.

Questa edizione è la seconda del nostro workshop. La prima ha avuto luogo alla fine della scorsa primavera quando un gruppo di studenti della Facoltà di Architettura ha partecipato ad un concorso bandito dal Teatro Stabile della Sardegna. Il teatro invitava a presentare delle proposte per le scenografie di uno spettacolo in allestimento, Storie di Famiglia, di Jean-Claude Grumberg, per la regia di Jean-Claude Penchenat. Il gruppo di studenti della nostra facoltà è risultato vincitore ed ha effettivamente allestito lo spettacolo che è in scena in questi giorni al Minimax del teatro Massimo (http://www.teatrostabiledellasardegna.it/index.php/spettacoli-2012-2013/337-storie-di-famiglia.html). L’esperienza è stata molto stimolante e gratificante, non solo per la vittoria, ma anche per la possibilità di confrontarsi da vicino e materialmente con il mondo della scenografia e del teatro, un ambito che ha legami antichi e profondi con la nostra disciplina. Spinti dall’entusiasmo degli studenti e dall’interesse reciproco di teatro e università a collaborare si è dunque deciso di avviare una seconda esperienza: quella che presentiamo ora e che verrà illustrata nel suo farsi in questo blog.

Il workshop Lo spazio evocato 2 avrà come momento di lavoro intensivo l’ultima settimana di febbraio, da lunedì 18 a venerdì 22. Questa fase sarà anticipata da una serie di incontri preliminari che coinvolgeranno i docenti della nostra facoltà , il regista dello spettacolo e altri ospiti del teatro. Il calendario definitivo di questi incontri è ancora in fase di definizione, in ogni caso ci si vedrà il venerdì pomeriggio, dalle 16 alle 19, a partire dal 23 novembre, fino a metà gennaio. Gli incontri potranno avvenire nell’aula A in via Corte d’Appello, o al teatro. Una volta concluso il workshop di febbraio chi vorrà sarà coinvolto nel lavoro di allestimento dello spettacolo a partire da aprile 2013.

Si convocano dunque tutti gli iscritti a un incontro preliminare che servirà per dare le notizie relative al corso e per selezionare i suoi partecipanti sulla base del materiale inviato (che si invita a stampare e portare con sé) e di un breve colloquio motivazionale. L’incontro avverrà venerdì 16 ottobre alle ore 15:00 in aula A, in via Corte d’Appello.

Come si vede questo blog è una prosecuzione di quello tenuto in occasione del primo workshop. Si è scelto di eliminare i post di natura meramente tecnica e legati a comunicazioni riguardanti i lavori del primo corso. Viceversa si sono mantenuti una serie di post di carattere generale, relativi a importanti spettacoli della storia del teatro contemporaneo, a testi di riferimento e ad altre indicazioni bibliografiche. Si invitano pertanto i nuovi studenti a leggere e documentarsi sugli argomenti dei post più vecchi. Dai prossimi giorni blog verrà nuovamente aggiornato con regolarità ed ospiterà tutte le notizie e i materiali legati al workshop in tempo reale.

domenica 10 giugno 2012

Premi Ubu recenti


Il Premi Ubu sono forse i premi più prestigiosi per il teatro italiano. Nascono nel 1977 per iniziativa di Franco Quadri, critico teatrale milanese recentemente scomparso. Quadri fonda nel 1971 la casa editrice Ubulibri, dedicata al teatro e alle arti visive, e, alla fine degli anni ’70, istituisce il premio e comincia la pubblicazione di una rivista, il Patalogo, autorevole catalogo dei migliori spettacoli allestiti in Italia e all’estero. Quadri, che è stato anche critico teatrale per Repubblica, ha promosso il teatro di ricerca sostenendo le compagnie e gli autori più sperimentali in Italia e fuori: suoi sono importanti saggi su figure come Wilson, Ronconi, Genet. Nel nome dei premi e della casa editrice si riferisce a Ubu, il protagonista di un’opera teatrale intitolata Ubu roi, scritta dal francese Alfred Jarry poco più che ventenne e pubblicata nel 1896: l’opera, per i suoi toni visionari e dissacranti, è considerata un’anticipazione del teatro surrealista e dell’assurdo.

Tra gli ultimi Premi Ubu per la scenografia vi sono quello del 2011 a Maurizio Balò per Il misantropo (da Molière, regia di Massimo Castri,) e quello del 2009 a Margherita Palli per Sogno di una notte di mezza estate (da Shakespeare, regia di Luca Ronconi).



I due allestimenti sono interessanti dal nostro punto di vista: nel primo, Balò (da tempo collaboratore di Massimo Castri) evoca un ambiente storico senza riproporlo alla lettera: ne cita solo un elemento (uno specchio con candelabri) e ne altera la percezione moltiplicandolo. Lo specchio diviene così la proiezione del narcisismo patologico del protagonista: un elemento realistico viene decontestualizzato ed  è utilizzato in senso fortemente psicologico. (Cliccando questo link si può leggere un'intervista allo scenografo e vedere alcune immagini dei suoi bozzetti, compreso quello per Il misantropohttp://www.chiediteatro.it/approfondimenti-k2/item/317-intervista-a-maurizio-bal%C3%B2-le-difficolt%C3%A0-come-punti-di-forza.html).


Margherita Palli, su suggerimento di Ronconi, trasforma gli elementi della scena scespiriana nella loro enunciazione letterale: invece di costruire simulacri della luna, di Atene e della foresta, l’evocazione è demandata a grandi scritte luminose che riproducono quei nomi e occupano il palco: gli attori interagiscono direttamente con esse come fossero oggetti o pedane. Un esempio di un’evocazione scenografia del tutto libera dal riferimento realistico e di un’idea di teatro come spettacolo concettuale e autonomo (anche nell'interpretazione di uno dei suoi testi classici).



venerdì 8 giugno 2012

Il giardino dei ciliegi di Giorgio Strehler


Tra i maestri del teatro italiano del Novecento c’è Giorgio Strehler. Triestino, si trasferisce a Milano ancora giovane con la madre e lì studia all’Accademia Filodrammatica con Gualtiero Tumiati. Nel primo dopoguerra, nel maggio 1947, fonda insieme a Paolo Grassi il Piccolo Teatro della Città di Milano (nella sede originale di via Rovello), il primo teatro stabile italiano: lo spettacolo inaugurale è L'albergo dei poveri di Gor'kij per la regia di Strehler (che vi è impegnato anche come attore). Da quel momento Strehler lavorerà sopratutto per il Piccolo e vi allestirà alcuni degli spettacoli che hanno segnato la storia del teatro italiano del secondo Novecento. Il teatro, come è noto, diverrà una delle istituzioni del teatro di prosa italiano, moltiplicando le proprie sedi (la nuova sede, inaugurata nel 1998 - dopo un cantiere molto lungo e travagliato - è opera dell’architetto milanese Marco Zanuso).

Tra gli spettacoli più celebri di Strehler c’è l’allestimento del Giardino dei Ciliegi di Anton Čechov, nel 1974 (ripreso poi anche nl ’77). Čechov scrisse l’opera per il Teatro dell’Arte di Mosca di Stanislavskij che la rappresentò nel 1904 (Čechov però non vide mai lo spettacolo, morì infatti alcuni mesi prima della prima). L’incontro tra Čechov e  Stanislavskij  fu cruciale per entrambi: quando il Teatro dell’Arte, nel 1898, accetta di mettere in scena Il gabbiano, il testo era reduce da un insuccesso tanto grande da aver scoraggiato il suo autore dal continuare a scrivere per il teatro. L’edizione del ’98 è invece uno straordinario successo e fissa i caratteri più tipici della prima maniera di Stanislavskij, tra cui il denso realismo delle scene e la forza introspettiva della recitazione. Il sodalizio quindi proseguirà e Stanislavskij porterà al debutto, oltre al Giardino, altri due classici del teatro di Čechov: lo Zio Vania (1899) e le Tre sorelle (1901). Il giardino dei ciliegi narra la storia di una famiglia di aristocratici russi che cade in disgrazia e vive questo destino senza darsene conto veramente, rimanendo sempre estranea ai grandi cambiamenti che scuotono la società dell’epoca in cui vive. Čechov scrisse l’opera come una farsa, ma Stanislavskij la rappresentò come una tragedia: di qui la tensione sottile della pièce, che vive proprio su questa ambiguità e mette in scena un gruppo di personaggi che suscitano insieme compassione e senso di distacco e derisione.

Il Giardino dei ciliegi è uno dei classici del teatro del Novecento e per Strehler, nel 1974, no è una novità: lo ha infatti già diretto negli anni ’50, sempre per il Piccolo. La messa in scena degli anni ’70 però ha un’impostazione molto più radicale ed è rimasta celebre non solo per la qualità degli interpreti, ma anche per l’impressionante scenografia, disegnata da Luciano Damiani insieme ai costumi, che immergeva in un bianco vuoto e abbacinate le vicende di Ljuba e del resto della famiglia Ravenskaja.

Su Youtube si trova le registrazione televisiva dell’intero spettacolo (Rai, 1978), divisa in due clip.




Sul sito del Piccolo Teatro di Milano sono raccolti, nella ricca sezione dell’archivio, alcune immagini e documenti sullo spettacolo.

Nello stesso sito, inoltre, è proposta la trascrizione degli appunti di regia di Strehler.

Notizie su Strehler si trovano nella sezione del sito del Piccolo a lui dedicata e su altre pagine web come Wikipedia, Treccani.it e Sapere.it. Su Chekov, Stanislavkij e su Il Giardino dei Ciliegi esiste molto materiale disponibile in rete. Qui copiamo il link che permette di visualizzare e scaricare un documento in pdf con il testo in italiano dell’opera.
http://www.winniekrapp.it/testi/Cechov,%20Anton%20Pavlovic%20-%20Il%20Giardino%20Dei%20Ciliegi.pdf

Ancora sull’Orlando di Ronconi


L’allestimento dell’Orlando furioso è stato per Ronconi il primo grande successo: lo spettacolo si tenne negli anni della contestazione, poco dopo il ’68, che interpretò e di cui fu specchio con il suo approccio libero e partecipativo al testo di Ariosto. Il poeta Edoardo Sanguineti, reduce dall’esperienza d’avanguardia nel gruppo ’63, riscrisse il dramma che fu presentato al festival di Spoleto il 4 luglio del 1969. La fama dello spettacolo fu tale che 6 anni dopo venne presentata una versione televisiva che però rappresentò in parte un tradimento delle premesse della messinscena originaria. In uno dei primi post abbiamo proposto il link alla versione televisiva, qui di seguito indichiamo due testimonianze sullo spettacolo.

La prima è un’intervista relativamente recente, del 2006, a Saguineti, tenuta in occasione della presentazione di un libro interamente dedicato allo spettacolo del ’69. Il libro si intitola Orlando Furioso di Ariosto-Sanguineti per Luca Ronconi, l’autore è Claudio Longhi, regista e docente universitario (a lungo aiuto regista di Ronconi).
































La seconda testimonianza è un articolo di critica sullo spettacolo, scritto anch’esso di recente, nel 2008, da Ettore Zocaro, giornalista e critico teatrale per il portale Treccani.it.

Il teatro di Gordon Craig




















Come si diceva durante l’incontro di ieri pomeriggio esistono due personalità chiave che sono considerate i padri spirituali del teatro di regia moderno, sono Adolphe Appia e Edward Gordon Craig. Di Appia abbiamo scritto in un post precedente in coda al quale è stato messo il link alla traduzione italiana dei suoi testi in versione pdf. In attesa di introdurre con più calma - nel blog o in aula - la figura di Craig indichiamo di seguito un link per scaricare in versione word i suoi testi tradotti in italiano, raccolti nel libro del 1971 Il mio teatro, edito da Feltrinelli e curato da Ferruccio Marotti.


Come per i testi di Appia si tratta scritti di grande fascino, inaugurali di una rivoluzione nella concezione del teatro e della regia in senso moderno. Come si è visto dai nostri dialoghi con chi lavora al teatro, alle intuizioni dei due autori, scritte e pubblicate tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del XX secolo, si rifanno ancora i principali maestri del teatro contemporaneo: quelle parole sono ancora un riferimento intenso e radicato, capace di illuminare e spiegare la filosofia della messa in scena più attuale.

martedì 5 giugno 2012

Prime indicazioni bibliografiche


Il workshop è legato al lavoro per il concorso ed è svincolato da una valutazione: il riconoscimento, eventuale, sarà il premio attribuito dalla commissione del concorso. Nonostante questo si vorrebbe che l’esperienza fosse anche una occasione di conoscenza e di introduzione al mondo del teatro e al mestiere dello scenografo. Per questa ragione indichiamo dei testi introduttivi che sono dei suggerimenti e dei consigli, la cui lettura però non è obbligatoria né vincolante.

Silvana Sinisi, Isabella Innamorati, Storia del teatro. Lo spazio scenico dai greci alle avanguardie, Bruno Mondadori, Milano 2003

Franco Mancini, L’evoluzione dello spazio scenico. Dal naturalismo al teatro epico, Dedalo, Bari 1975

Umberto Artioli, Il teatro di regia. Genesi ed evoluzione (1870-1950), Carocci, Roma 2004

Giovanna Zanlonghi, La regia teatrale nel secondo Novecento. Utopie, forme e pratiche, Carocci, Roma 2009

Bruno Mello, Trattato di scenotecnica, De Agostini, Novara 1990

Un documentario su Josef Svoboda


Josef Svoboda è un altro grande e celebrato maestro del teatro del Novecento. È uno scenografo ceco, nato a Caslav nel 1920 e morto a Praga nel 2002. Si è formato studiando sia architettura sia scenografia, quest’ultima al conservatorio di Praga. È diventato principale scenografo del Teatro Nazionale cecoslovacco nel 1948 rimanendo in carica per più di 30 anni. È stato l’allestitore di spettacoli di grande influenza caratterizzati da innovazioni tecniche rivoluzionarie e dall’utilizzo di nuove tecnologie e nuovi materiali.

Questo link mostra un documentario su Svoboda curato dalla televisione francese e qui rieditato per il pubblico ceco. Salvo che per i conoscitori della lingua risulterà difficile seguire le testimonianze e i testi del filmato: lo si propone comunque perché è ricco di molte immagini tratte dagli spettacoli. Il video dura 52 minuti, si intitola Josef Svoboda. Recit d’une liberte ed è del 1991. Il regista si chiama Marco Motta.





Di seguito trascriviamo un link biografico dal Dizionario dello spettacolo del Novecento e i link della voce su Svoboda dell’enciclopedia Treccani e di wikipedia:



lunedì 4 giugno 2012

Le architetture evocate di Adolphe Appia
































Tra i disegni di scenografia più suggestivi per un architetto ci sono senz’altro quelli di Adolphe Appia. Mostrano spazi di grande serenità, costituiti da pochi elementi semplici: pilastri squadrati e disposti in sequenza, scale in pietra che risalgono per piani senza diventare mai troppo ripide. Suggeriscono l’idea di un movimento pacato, rituale, e guidano lo sguardo oltre l’inquadratura, in uno spazio che non è dato vedere ma che l’immaginazione, a partire dallo scorcio che gli è concesso osservare, continua a figurarsi per intero, con le stesse armonie pacate, segnato da una materia altrettanto solida, da una luce altrettanto precisa. Una luce che è quasi densa, atmosferica, il più delle volte crepuscolare, e traccia ombre nettissime e allungate, mai cupe, tenui, quasi trasparenti. Guardando quei disegni, senza conoscerne la storia e l’origine, si penserebbe a vedute di architetture arcaiche, rovine esistenti e conosciute, non ai bozzetti per una scena teatrale.


























Appia è stato per il teatro una personalità decisiva: il ruolo che gli affidano le storie è quello del grande rinnovatore, di chi ha cambiato l’idea della messa in scena dopo secoli di tradizione attoriale. E lo ha fatto a partire dai suoi disegni e dalle pagine dei suoi scritti, da un punto di osservazione eccentrico rispetto alla realtà e alla pratica dei teatri, degli allestimenti concreti che riuscì a realizzare poche volte e molto tardi nella sua vita. A volte, parlando di Appia, gli storici costruiscono un parallelo tra teatro e pittura e parlano degli impressionisti: non lo fanno per lo stile dei suoi bozzetti, ma per la rottura che i suoi lavori segnano per il teatro, paragonabile alla rivoluzione compiuta da Monet e dai suoi compagni. C’è anche chi si riferisce a Cezanne, a Van Gogh: e neppure questo è un accostamento per via di forme o di stile, è invece un’affinità spirituale più alta, più profonda, quella che lega chi è destinato a svolgere un ruolo decisivo ma vive ai margini della cultura che dovrà condizionare; di chi soffre per tale condizione e vive la propria arte insieme con un malessere radicato dal quale non riesce a separarla.

























Le vedute architettoniche di Appia, così affascinanti per noi, hanno avuto un’influenza profondissima nel teatro del Novecento, da Gordon Craig a Svoboda. Sono state la prima palpabile testimonianza di un’idea di teatro come opera d’arte e non più, soltanto, come mestiere, come semplice imitazione naturalistica, più o meno riuscito trompe l’oeil. Nei disegni di Appia l’evocazione non nasce dall’affollamento di dettagli particolari, ma da una rinuncia, dalla determinazione a non voler ripetere meccanicamente ciò a cui si tende, a cui si rimanda. Una rinuncia, una riduzione: quanto meglio si riesce a contenere, a rendere concisi i segni, l’insieme degli oggetti sulla scena, tanto più potente sarà l’evocazione, tanto maggiore sarà la forza intrinseca della composizione, l’autonomia e la coerenza dell’opera, del teatro come atto poetico pieno ed autonomo.

I testi di Appia, nella loro traduzione italiana (curata da Ferruccio Marotti), sono disponibili in rete. Questo è il link per scaricarli in pdf: 
Una bella introduzione racconta la vita dell’autore e descrive i temi principali dei suoi  scritti.