Tra i maestri
del teatro italiano del Novecento c’è Giorgio Strehler. Triestino, si trasferisce
a Milano ancora giovane con la madre e lì studia all’Accademia Filodrammatica
con Gualtiero Tumiati. Nel primo dopoguerra, nel maggio 1947, fonda insieme a
Paolo Grassi il Piccolo Teatro della
Città di Milano (nella sede originale di via Rovello), il primo teatro stabile
italiano: lo spettacolo inaugurale è L'albergo dei poveri di
Gor'kij per la regia di Strehler (che vi è impegnato anche come attore).
Da quel momento Strehler lavorerà sopratutto per il Piccolo e vi allestirà alcuni degli
spettacoli che hanno segnato la storia del teatro italiano del secondo
Novecento. Il teatro, come è noto, diverrà una delle istituzioni del teatro di
prosa italiano, moltiplicando le proprie sedi (la nuova sede, inaugurata nel
1998 - dopo un cantiere molto lungo e travagliato - è opera dell’architetto
milanese Marco Zanuso).
Tra gli
spettacoli più celebri di Strehler c’è l’allestimento del Giardino dei Ciliegi
di Anton Čechov, nel 1974 (ripreso poi anche nl ’77). Čechov
scrisse l’opera per il Teatro dell’Arte
di Mosca di Stanislavskij che la rappresentò nel 1904 (Čechov
però non vide mai lo spettacolo, morì infatti alcuni mesi prima della prima). L’incontro
tra Čechov e Stanislavskij fu cruciale per entrambi: quando il Teatro dell’Arte, nel 1898, accetta di
mettere in scena Il gabbiano, il
testo era reduce da un insuccesso tanto grande da aver scoraggiato il suo
autore dal continuare a scrivere per il teatro. L’edizione del ’98 è invece uno
straordinario successo e fissa i caratteri più tipici della prima maniera di Stanislavskij,
tra cui il denso realismo delle scene e la forza introspettiva della recitazione.
Il sodalizio quindi proseguirà e Stanislavskij porterà al debutto, oltre al Giardino, altri due classici del teatro
di Čechov:
lo Zio Vania (1899) e le Tre sorelle (1901). Il giardino dei ciliegi narra la storia di una famiglia di
aristocratici russi che cade in disgrazia e vive questo destino senza darsene
conto veramente, rimanendo sempre estranea ai grandi cambiamenti che scuotono
la società dell’epoca in cui vive. Čechov
scrisse l’opera come una farsa, ma Stanislavskij la rappresentò come una
tragedia: di qui la tensione sottile della pièce,
che vive proprio su questa ambiguità e mette in scena un gruppo di personaggi che
suscitano insieme compassione e senso di distacco e derisione.
Il Giardino dei ciliegi è uno dei classici del teatro del Novecento e per Strehler,
nel 1974, no è una novità: lo ha infatti già diretto negli anni ’50, sempre per
il Piccolo. La messa in scena degli anni ’70 però ha un’impostazione molto più
radicale ed è rimasta celebre non solo per la qualità degli interpreti, ma
anche per l’impressionante scenografia, disegnata da Luciano Damiani insieme ai costumi, che immergeva in un bianco vuoto e abbacinate
le vicende di Ljuba e del resto della famiglia Ravenskaja.
Su Youtube si trova le registrazione
televisiva dell’intero spettacolo (Rai, 1978), divisa in due clip.
Sul sito del
Piccolo Teatro di Milano sono raccolti, nella ricca sezione dell’archivio,
alcune immagini e documenti sullo spettacolo.
Nello stesso
sito, inoltre, è proposta la trascrizione degli appunti di regia di Strehler.
Notizie su
Strehler si trovano nella sezione del sito del Piccolo a lui dedicata e su
altre pagine web come Wikipedia, Treccani.it e Sapere.it. Su Chekov,
Stanislavkij e su Il Giardino dei Ciliegi esiste molto materiale disponibile in
rete. Qui copiamo il link che permette di visualizzare e scaricare un documento
in pdf con il testo in italiano dell’opera.
http://www.winniekrapp.it/testi/Cechov,%20Anton%20Pavlovic%20-%20Il%20Giardino%20Dei%20Ciliegi.pdf
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