venerdì 8 giugno 2012

Il giardino dei ciliegi di Giorgio Strehler


Tra i maestri del teatro italiano del Novecento c’è Giorgio Strehler. Triestino, si trasferisce a Milano ancora giovane con la madre e lì studia all’Accademia Filodrammatica con Gualtiero Tumiati. Nel primo dopoguerra, nel maggio 1947, fonda insieme a Paolo Grassi il Piccolo Teatro della Città di Milano (nella sede originale di via Rovello), il primo teatro stabile italiano: lo spettacolo inaugurale è L'albergo dei poveri di Gor'kij per la regia di Strehler (che vi è impegnato anche come attore). Da quel momento Strehler lavorerà sopratutto per il Piccolo e vi allestirà alcuni degli spettacoli che hanno segnato la storia del teatro italiano del secondo Novecento. Il teatro, come è noto, diverrà una delle istituzioni del teatro di prosa italiano, moltiplicando le proprie sedi (la nuova sede, inaugurata nel 1998 - dopo un cantiere molto lungo e travagliato - è opera dell’architetto milanese Marco Zanuso).

Tra gli spettacoli più celebri di Strehler c’è l’allestimento del Giardino dei Ciliegi di Anton Čechov, nel 1974 (ripreso poi anche nl ’77). Čechov scrisse l’opera per il Teatro dell’Arte di Mosca di Stanislavskij che la rappresentò nel 1904 (Čechov però non vide mai lo spettacolo, morì infatti alcuni mesi prima della prima). L’incontro tra Čechov e  Stanislavskij  fu cruciale per entrambi: quando il Teatro dell’Arte, nel 1898, accetta di mettere in scena Il gabbiano, il testo era reduce da un insuccesso tanto grande da aver scoraggiato il suo autore dal continuare a scrivere per il teatro. L’edizione del ’98 è invece uno straordinario successo e fissa i caratteri più tipici della prima maniera di Stanislavskij, tra cui il denso realismo delle scene e la forza introspettiva della recitazione. Il sodalizio quindi proseguirà e Stanislavskij porterà al debutto, oltre al Giardino, altri due classici del teatro di Čechov: lo Zio Vania (1899) e le Tre sorelle (1901). Il giardino dei ciliegi narra la storia di una famiglia di aristocratici russi che cade in disgrazia e vive questo destino senza darsene conto veramente, rimanendo sempre estranea ai grandi cambiamenti che scuotono la società dell’epoca in cui vive. Čechov scrisse l’opera come una farsa, ma Stanislavskij la rappresentò come una tragedia: di qui la tensione sottile della pièce, che vive proprio su questa ambiguità e mette in scena un gruppo di personaggi che suscitano insieme compassione e senso di distacco e derisione.

Il Giardino dei ciliegi è uno dei classici del teatro del Novecento e per Strehler, nel 1974, no è una novità: lo ha infatti già diretto negli anni ’50, sempre per il Piccolo. La messa in scena degli anni ’70 però ha un’impostazione molto più radicale ed è rimasta celebre non solo per la qualità degli interpreti, ma anche per l’impressionante scenografia, disegnata da Luciano Damiani insieme ai costumi, che immergeva in un bianco vuoto e abbacinate le vicende di Ljuba e del resto della famiglia Ravenskaja.

Su Youtube si trova le registrazione televisiva dell’intero spettacolo (Rai, 1978), divisa in due clip.




Sul sito del Piccolo Teatro di Milano sono raccolti, nella ricca sezione dell’archivio, alcune immagini e documenti sullo spettacolo.

Nello stesso sito, inoltre, è proposta la trascrizione degli appunti di regia di Strehler.

Notizie su Strehler si trovano nella sezione del sito del Piccolo a lui dedicata e su altre pagine web come Wikipedia, Treccani.it e Sapere.it. Su Chekov, Stanislavkij e su Il Giardino dei Ciliegi esiste molto materiale disponibile in rete. Qui copiamo il link che permette di visualizzare e scaricare un documento in pdf con il testo in italiano dell’opera.
http://www.winniekrapp.it/testi/Cechov,%20Anton%20Pavlovic%20-%20Il%20Giardino%20Dei%20Ciliegi.pdf

Nessun commento:

Posta un commento